sabato 14 ottobre 2017

"Gli Oasis riuniti non saprebbero far meglio di As You Were, il disco più Oasis da Be Here Now"


Chi ha bisogno di una reunion degli Oasis? Sicuramente non Liam Gallagher. Sicuramente non oggi. Oggi è il giorno della rivincita, della vendetta. Con una campagna stampa tutta giustamente impostata sul livore - "Io non piaccio a Noel e Noel non piace a me", "Noel è una testa di c***o" sono le considerazioni più morbide nei confronti del fratello - As you were, il primo album solista del fratello minore Liam dopo la breve esperienza con i Beady Eye, è un successo. Primo posto nel Regno Unito, dove è il nono album degli ultimi dieci anni a vendere così velocemente. Quarto posto anche in Italia. Pubblicato solo qualche giorno prima del singolo con cui è tornato anche Noel (che ha scelto il compleanno di John Lennon per pubblicarlo), in attesa del suo terzo album. Tutti solisti, tutti di successo, tutti contenti.

E quindi perché sperare tanto nella reunion degli Oasis? Se mai succedesse i due Gallagher sarebbero in grado di realizzare un album migliore di questo As you were? Probabilmente no. As you were è l'oasisismo all'ennesima potenza. Da Don't believe the truth, album che la band di Manchester pubblicò nel 2005, è probabilmente la collezione di canzoni più compatta e più Oasis che uno dei due fratelli Gallagher abbia pubblicato. È la cosa più vicina a un seguito di Be here now che ci sia mai stata. Nel bene e nel male. Di più: è forse l'album che contiene il brano più Oasis dall'epoca dei classici degli Oasis. For what it's worth è una ballata che ricorda inni da stadio come Don't look back in anger e Stand by me.

Ci sono anche l'arroganza di Wall of glass, il glam rock di Greedy soul, le melodie di Paper crown e Chinatown, frutto anche di collaborazioni con produttori infallibili (c'è anche Greg Kurstin che ha firmato Hello per Adele). Al primo ascolto sembrano già note? I ritornelli sapresti già dall'inizio come vanno a finire? Nessuno ha mai detto che gli Oasis fossero i maghi della sorpresa. Il problema non è se queste canzoni sembrano familiari al primo ascolto: il problema è se non arrivano al centesimo ascolto.

Se l'Oasisometro è alle stelle, cosa dice l'altro famoso metro di giudizio per i Gallagher? Il Beatlesometro? Che siamo a un livello altissimo. Lennon sbuca ovunque, McCartney poco meno. Ma questo era nelle regole di ingaggio dal primo giorno. L'importante è che venga usato bene, non quanto sia usato.

E la sua Manchester? Ancora lo ama. Al grande concerto contro il terrorismo One love Manchester è stato una delle star, ospite dei Coldplay, anche se poi il brano simbolo per l'unità della città è diventato Don't look back in anger che, beffa, del repertorio degli Oasis è uno di quelli cantati dal fratello.

Però Liam Gallagher ci piace, perché è un frontman perfetto a modo suo, diretto, semplice, quasi un cartoon, ultimo paladino di quel rock che è rivalsa sociale e status symbol, sempre arrabbiato, però divertente e divertito. Ed è l'egocentrismo fatto music business: As you were non si fa distrarre dalla contemporaneità, in mente ha solo Liam Gallagher, e rilancia ancora una volta il brand Gallagher-litigiosi-Oasis. Con quell'idea del "siamo ancora qui, siamo ancora noi, siamo ancora quelli che quando i pub chiudevano negli anni Novanta si trattenevano fuori a cantare ubriachi noncuranti del vicinato".

Non ha mai chiesto di più, Liam. E niente di più dovremmo chiedere noi a Liam. Questo vuole da lui chi affida la propria fede a Liam Gallagher nel 2017. E questo Liam gli dà. Quindi no, Liam oggi non ha bisogno di una reunion degli Oasis. Domani si vedrà. Tomorrow never knows.

Gianni Santoro

Source: LaRepubblica.it

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